La teoria dello scoiattolo
Appesi ai rami di alcuni pini
pendono dei contenitori pieni di semi di vario tipo, messi li per fare mangiare
gli uccelli.
Li ho appesi io con mia figlia, per fare si che lei imparasse.
Tante cose.
Sono creature di Dio anche loro, ovviamente.
E se diamo loro un aiutino per mangiare facciamo una cosa buona.
Eppoi sono uno spettacolo da
guardare.
Un giorno ai piedi di un pino si presenta uno scoiattolo.
Mia figlia lo battezza “pancia bianca”.
Questo cerca
da mangiare tra quello che è caduto in terra.
Faccio osservare a mia figlia che
mentre mangia, tra un seme e l’altro, osserva gli uccelli che vanno dritti alla
fonte dei contenitori dove c’è parecchio ben di Dio in più.
Va avanti così per vari giorni.
Fino a che un giorno decide di
provarci anche lui.
Si arrampica sul tronco, e
restando aggrappato con 3 zampe, con la quarta cerca di afferrare il
contenitore.
Ogni volta che ci prova però,
questo inizia ad oscillare e lo scoiattolo lo perde dalla sua portata.
Va avanti così parecchio tempo.
Cambia alberi e contenitori, ma
sempre con lo stesso risultato.
Ad un certo punto sembra che
“molli il colpo”.
Scende dall’albero, va in terra,
mangia qualche seme caduto e alla fine si siede, sempre guardando gli uccelli e
dando a noi le spalle.
Io lo vedo corrucciato, con il
mento appoggiato ad una zampa, che si chiede come fare.
Resta lì un bel po’.
Fermo a pensare.
Sgranocchiando qualche seme ogni
tanto.
Poi d’improvviso si alza, corre
verso un albero e si arrampica sul tronco.
Arrivato all’altezza di un ramo da
cui pende un contenitore, lascia il tronco dell’albero e cammina su quel ramo
fino a dove è legato il contenitore.
A quel punto si butta a testa in
giù tenendosi al ramo con le unghie delle due zampe posteriori e lasciando così
libere le due “mani” anteriori.
Con la destra fa per afferrare il contenitore che si mette ad oscillare andando verso la sinistra.
A quel punto con uno scatto fulmineo lo scoiattolo allunga la zampa sinistra, e tenendo il contenitore con tutte e due le zampe se lo porta al petto.
Trattenendolo a sé
con una zampa, con l’altra inizia a “ravanarci” dentro abbuffandosi di semi a
più non posso.
Io inizio a ridere e guardando mia figlia le dico “impara
Vittoria, impara….:
“c’è sempre un’altra
via.”
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