2021 05 18 – Il grave tempo della synvoluzione
Il
bosco del tempo che
non c’è
Lo
scoiattolo si sveglia di buon’ora come al solito.
Il bosco
fa la sua parte e si comporta da universo.
Si
sveglia anch’esso, sincrono con lo scoiattolo, anche se in realtà non dorme mai.
Lo
scoiattolo cerca una ghianda per fare colazione, e si mette seduto a
sgranocchiarla.
Il tempo
di quella giornata inizia così, come tutte le altre, e si preparava a scorrere
come al solito.
Di botto
lo scoiattolo ha un dejà vu e si accorge che la ghianda che sta mangiando è la
stessa del giorno prima.
Non è
che sia uguale.
E’
proprio la stessa, come se la stesse mangiando due volte.
Ma,
passato l’effetto sorpresa, non ci fa caso e riprende a sgranocchiarla.
Solo gli
rimane in testa quello strano pensiero, come se il tempo si fosse sovrapposto.
Nella
sua semplicità di piccolo roditore non gli venne in mente che il bosco potesse
assomigliare ad un universo pieno di conformazioni gravitazionali, e quindi non
pensò nemmeno allo spaziotempo ritorto su se stesso.
Insomma,
era stato solo un dejà vu. Eppure era stato così reale.
Si mise
a pensare a dove aveva nascosto le altre ghiande, già pregustando il pranzo, ma
non riusciva a ricordarlo, il che lo innervosiva alquanto.
Si mise
a fare localmente mente locale, cercando di ricordare quando aveva fatto cosa.
Ma il
quando non gli tornava mai in mente.
E quindi
nemmeno il dove.
Sfuggevolezza
del tempo, pensò, senza sapere che qualcuno aveva connesso tutto in un non
meglio definito spaziotempo.
Se lo
avesse saputo avrebbe anche pensato che gli servisse proprio una mappa del
tempo, per vedere quando era stato in ogni dove.
O dove
era stato in ogni quando.
Si
ricordò di un amico che gli aveva detto di avere una mappa dell’universo incisa
negli occhi, con tutte le possibili conformazioni gravitazionali e relative
posizioni di spazio e di tempo.
Se gli
entra in testa tutto l’universo, ci avrà anche un posticino per il bosco e
quindi anche per il mio nascondiglio di ghiande, pensò lo scoiattolo.
E se il
tempo e lo spazio sono la stessa cosa, o giù di li, allora la sua mappa gli
dirà anche quando ho fatto cosa e dove.
Deve essere utile.
Infine vorrebbe dire qualcosa
del tipo “sapere dove stanno le cose che sono successe”.
Non sapeva cosa fossero le anse
e le ripiegature gravitazionali, ma immaginò che con la mappa negli occhi
avrebbe potuto benissimo navigare per il bosco in tutta sicurezza, e non
soltanto conoscerlo.
Se avesse immaginato che, nelle orbite terrestri, si ripetono da miliardi di anni
gli stessi passaggi in alcune conformazioni dell’universo, ecco che avrebbe
avuto anche un azzardo di ipotesi di
spiegazione per la teoria dell’ eterno ritorno.
In un
sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite
volte.”
Ad ogni
passaggio davanti alle anse gravitazionali, si ripassa davanti alle varie
stratificazioni dell’inconscio e conscio collettivo, o dell’anima del mondo, in
sovrapposizione sullo sfondo dell’universo, dove tutto resta inciso nel campo
della gravità come in un disco di vinile.
Ma anche
se così fosse stato, cosa se ne sarebbe fatto ?
A lui
servivano le ghiande.
E
continuava a non ricordare.
Si mise
allora a pensare alla gravità del bosco, intesa come situazione e non come
forza.
O forse
si, ma a sua insaputa come un pensiero archetipico nidificato nei suoi neuroni.
Era
difficile da attraversare, il bosco, e pieno di pericoli per pensare di
mettersi a cercare a vanvera.
Mentre
pensava vide un germoglio di un nuovo albero.
Mentre
crescerà si strutturerà e diramerà fino a diventare un vero gigante.
E tutto
a partire da un piccolo seme che cadendo per terra doveva avere fatto un
rumorucolo tipo “banf”.
Fosse
caduto sul cemento avrebbe fatto “bang”, però poi non sarebbe germogliato ne
cresciuto.
Pensò a
chissà quanti semi andavano perduti in quel costante processo di semina a
grande spaglio, mentre almeno lui se li sarebbe potuti mangiare.
Cercò di
distrarsi dal fastidio del pensiero ricorrente delle ghiande perse e si mise ad
immaginare l’albero che cresceva.
Ogni albero parte dalla fase
iniziale con il suo banf.
Crescendo si espande e si “materializza, ed inizia a
ramificarsi, fino a che farà i suoi frutti.
Ad una certa fase, su alcuni
rami, la gravità dei pianeti e galassie può iniziare a “pesare” più
dell’energia di spinta che tutto pervade.
A quel punto il ramo si ripiega
su se stesso, all’”indietro”, e può arrvare a sovrapporsi all’indietro su altri
rami.
Lo
scoiattolo imprecò.
Ma che
ne so io di pianeti e gravità?
Datemi
la mappa che scopro quando le ho nascoste le mie ghiande.
Però era
rimasto affascinato da tutto quel ragionamento, e non riusciva a smettere di
pensarci,
Perciò,
dato che di ghiande non c’era nemmeno l’ombra, decise di cercare il suo amico
con la mappa del tempo incisa negli occhi.
Quando
lo trovò, gli raccontò dei suoi guai e dei suoi pensieri, che oggettivamente
dovevano essergli arrivati dall’esterno, perché’ per lui erano troppa roba.
L’amico
lo ascoltò e poi gli disse: “guarda che tu stai parlando dell’universo, la cui
struttura assomiglia al tuo bosco”.
La
conoscenza ti arriva, come a tutti,perché’ veicolata dalle onde nel vento.
Ma sono
onde invisibili e talmente piccole che tu non te ne accorgi.
Ricapitoliamo,
così magari ti viene in mente quando hai messo le ghiande, così poi magari risaliamo al dove.
Lo
spazio tempo gravitazionale è gibboso.
Perché
dipende dalle distribuzioni di gravità.
Quindi
il tempo non è lineare, o meglio forse è lineare ma non in linea “retta”.
Può
anche tornare indietro, in una ripiegatura dello spazio-tempo.
La mappa
dello spazio tempo gravitazionale ci può permettere di tracciare una rotta,
anche fino a sfruttare le pieghe e arrivare in una “rada temporale” le cui creste
ci proteggano, ad esempio, dalle onde gravitazionali del sole insieme a qualche
già citato marchingegno.
In
quella rada, o ansa, o conca, troviamo una porta.
Un buco
nero.
In fondo
al buco nero il tempo è fermo.
Oltre al
fatto che c’e’ tanta conoscenza. Tutta. Perché’ è una porta.
Dato che
il buco nero ci attira per gravità, rallenta anche il nostro tempo.
Quindi,
il tempo fisico continua a viaggiare, ma il nostro con noi dentro no.
E questa
potrebbe essere la spiegazione di alcune “divergenze temporali” percepite.
E’
davvero come cavalcare un’onda, come in surf: vado un po’ avanti un po’
indietro. La risalgo.
Quando
arrivo in quella “ansa o rada temporale” , quella può essere più indietro del
tempo che c’era sulla cresta dell’onda.
Se
intervenissi in qualsiasi modo mentre sono in quella rada, più indietro nel
tempo, potrei fare davvero un casino.
Ammettiamo
che qualcuno che si senta di essere Dio, decida che un ramo dello spazio tempo
dell’universo, nel quale c’è qualcosa che non gli piace, va cambiato.
Diciamo
che il ramo è quello che nasce al tempo uno, e che poi è lievemente cresciuto
sopra la linea del tempo uno stesso..
Se
taglio quel ramo, cessa di esistere come di incanto anche ciò che era nato
“prima” o più in basso nell’albero.
E’
ripiegato più in basso, quindi è “prima”.
E sempre
magari, il ramo ritorto tagliato era quello dove c’era la terra.
La
struttura del tempo, quindi è un concetto importante.
Non ci
si può scherzare.
Almeno
fino a quando non saremo consapevoli che il tempo non esiste.
Ma è
solo una convenzione con cui misuriamo le variazioni dello spazio.
Lo
scoiattolo rimase zitto, vergognandosi un po’ per il fatto di non avere capito
quasi nulla.
Poi di
incanto gli venne in mente un sole a picco che filtrava tra i rami.
Era un
ricordo fisico, quindi.
Nulla di
impercettibilmente temporale, non foss’altro che per quella convenzione
chiamata mezzodì.
Da
qualche parte era un mezzogiorno, dunque, ma non tanto inteso come orario, che
pure non sapeva bene cosa fosse, quanto piuttosto come quella posizione del
sole quando ti sta a picco sulla testa.
Subito,
senza sapere perché’, gli balzò in mente la domanda di dove fosse stato il
giorno prima a mezzogiorno.
Ricondusse
il tempo del mezzogiorno allo spazio relativo, e si ricordò di un grande pino.
Con i
rami piegati all’indietro carichi di pigne sovrastava un quercio fuori luogo,
che il bosco dove vivono i pini nonè quello dove vive la quercia.
Ma era
carica di ghiande, e quindi per lo scoiattolo poteva stare dove le pareva.
Lo scoiattolo
sobbalzò.
Liquidò,
in tutta fretta, il suo amico e si mise a correre verso il dove aveva visto il
mezzodì.
Trovò le
ghiande.
Si
acquattò felice.
Pensò :
relativo un paio di balle. Se ‘sto spaziotempo qui è tutta una roba sola e se
il tempo fosse relativo, allora anche lo spazio lo sarebbe. E invece le mie
ghiande spaziali non hanno niente di relativo.
Quale
tempo e tempo.
E’ solo
lo spazio che si muove, come il mio mezzodì ricorrente, che meno male che mi è
ricorso in testa.
Se il
tempo non esiste, le ghiande spaziali di sicuro sono assolute.
E mentre
osservava compiaciuto la sua ghianda prescelta, il bosco si sciolse
d'improvviso nel suo sorgente di informazioni, diventando fatto tutto di
numerelli verdeazzurri binari, guarda caso proprio del colore di se stesso.
Siccome
gli era già capitato, si fece girare le balle e bestemmiò un “Dio baco”, che
era la peggiore offesa che gli venne in mente come pensando ad una ghianda
bacata, senza pensare ad altri bachi intesi come buchi o lacune.
Lo
scoiattolo sentì una vocina.
Non si
preoccupò di sapere se venisse dal bosco o dalla sua testolina.
Non
compiacerti dell'assolutezza della tua ghianda.
Se
questo bosco è la tua metafora del tempo, e se il tempo non esiste perché è
solo variazioni dello spazio, allora questo bosco non esiste.
Lo
scoiattolo maledisse tutte le vocine che ogni tanto gli rimbalzavano nel
cervello, e sbottò.
Ue'
satanasso di un aristotile satanotile, questo bosco non è una metafora, ma è
casa mia.
Se
qualcosa non esiste, quella al massimo è la tua metafora.
Che è
roba tua.
E te la
puoi pure tenere.
Ma
allora se il bosco non esiste, come il quando, perché quel filo di luce a picco
del mezzodì mi ha indicato la strada per il dove ?
Come ho
fatto a risvegliare la mia coscienza e a ricordarmi del nascondiglio delle
ghiande ?
E cusa
l'è 'sta cosciensa qui ?
Ma
subito si riprese dal momento di sconforto dubbioso.
Mi sa
che qua vi fate troppe sofiopippe.
Fate
attenzione che diventate ciechi e sordi, più di quanto già non lo siate.
Così
pensò mentre insegno di trionfo sventolava come un vessillo la sua ghianda ai
quattro venti persi nel nulla assoluto del sogno svanito.
La rotonda del tempo
Accantoniamo un attimo l’idea che il tempo non esiste.
E ragioniamo con i canoni classici.
D’altronde questa questione che il tempo sarebbe solo
variazioni dello spazio a volte si fa impalpabile.
Per forza, ci hanno insegnato dall’alba dei tempi a
ragionare di tempi.
Tanto che secondo alcuni il tempo sarebbe una configurazione
della mente e non un fattore esogeno ad essa.
Oggi, nel tempo in cui siamo, dobbiamo scegliere.
Il corollario di tutto il ragionamento sulla struttura del
tempo, è che corsi e ricorsi, possono essere forse ipotizzati anche come
ciclicità ripetutamente riemergente, l’eterno ritorno, derivata da passaggi sovrapposti nello stesso
spazio-tempo in cui galleggia la neurosfera.
Chi ne conoscesse l’essenza, potrebbe forse spiegarlo
meglio.
Ma diciamo che l’importante è che nello scorrere del tempo,
ci troviamo di fronte sempre altre “diramazioni”, che seppur non sempre uguali
possono sia assomigliarsi che determinare il percorso seguente.
E’ come su una rotonda stradale.
Giro,giro, giro, fino a che prendo una uscita.
Dopo un po’ trovo un ‘altra rotonda e riparte il ciclo.
Il ciclo mi può fare tornare indietro fino alla prima
rotonda, sulla quale posso provare a prendere un’altra uscita e vedere come
cambia il percorso.
Ma se devo andare da Sud a Nord, per quanti percorsi io
possa provare, arriverò sempre a Nord.
Torniamo alle cose pratiche.
Cosa c’entra tutto questo con noi, la civiltà
dell’intelletto, il mondo di Clò e tutto il resto?
C’entra.
Perché rispetto alle storture del mondo in cui viviamo, noi
non vediamo cambiare niente.
La trottola impazzita, gira come un criceto nella ruota,
incurante delle pericolose oscillazioni e deviazioni del suo moto.
E proprio come una trottola, può succedere che perda
l’equilibrio e cada.
A quel punto si dovrebbe reiniziare tutto daccapo, ma
daccapo per davvero, e noi non ci saremmo più.
Il cambiamento abbiamo già detto più volte, può derivare da
fattori evoluzionari o rivoluzionari.
Marx, ad esempio, riteneva che il conflitto fosse una fase
imprescindibile.
Noi abbiamo più volte ribadito, che soprattutto nel mondo
complesso e interdipendente di oggi, le rivoluzioni sarebbero devastanti.
E abbiamo quindi teorizzato la Revoluzione Perenne come principio fondante anche
della Refaso, la Revoluzione delle farfalle di sopramezzo.
Entrambe, evoluzione in costanti cambiamenti e aggiustamenti
progressivi.
Ma di cambiamenti qua non se ne vedono.
Niente di sostanzialmente nuovo su nessun fronte.
E mentre il tempo “passa”, sta già tessendo le sue trame
seguenti.
Il tempo, nel suo continuo, sta già viaggiando dal passato
sulle sue trame future.
E’ per questo motivo che tanti pensano che “tutto quello che
facciamo ci torna indietro”
Il futuro, non solo è già passato, ma cosa più importante è
determinato dal passato.
Meglio ancora, è “appoggiato” sul passato, e da esso
sorretto e nutrito.
Ripensate a delle immagini di ramificazioni di alberi.
Quindi, più cincischiamo, più grande ci tornerà indietro
l’onda di retroazione.
Se poi ricordate quanto detto nella Storia dell' altro mondo di Clò
il sistema si difende sempre, sia dall’alto che dal basso.
Dove si accentua la tensione, li nascono forze di
resistenza.
Dove si accumula energia negativa, li se ne aggregherà
dell’altra.
Sono i famosi antagonismi, i quali svolgono una importante
funzione di riequilibrio del sistema.
Pesi e contrappesi, che nell’immagine della neurosfera
pesante, e pensante, rende bene l’idea.
Comunque, quando questi antagonisti li facciamo troppo
incazzare, possono degenerare in violenza anche estrema.
Potete anche immaginare l’idea che sia proprio Gaia che ci
rigetti, perché il virus canceroso siamo noi.
Ma in alcuni casi, possono invece operare per il bene comune,
anche se dall’esterno del sistema consolidato nello status quo.
Quando ciò avviene, il tempo si instrada sul sentiero che
non è più rivoluzionario, ne evoluzionario.
Il tempo si incammina su un percorso di Synvoluzione, anche
se ai rappresentanti dello status quo questa potrà sembrare “escrezione”, una
forma di immunitaria espulsione.
Ecco, oggi, senza volere lanciare anatemi e funeste
profezie, noi vediamo che il sistema sta accumulando così tanta “riserva di
carica di rabbia e frustrazione” che un probabile sfogo o sfiato potrebbe
essere drammatico.
Torniamo al qui e ora.
Dobbiamo sempre essere pratici.
Da giovane, non ricordo bene l’età ma tanti anni fa, avevo
immaginato una revoluzione meridionale della cazzimma non violenta, ma di
sicuro efficace.
Oggi però qualcosa è cambiato.
Ci sono le tecnologie.
E una Revoluzione che si stia effettivamente preparando,
potrebbe essere quella descritta come Synvoluzione chirurgica.
Come già detto, questa non è una profezia, e nemmeno una istigazione.
E’ una possibile, se non probabile, linea temporale futura.
I suoi semi sono già stati seminati e sono quelli che vedete
ovunque intorno a voi.
Sono ipotizzabili alcune varianti.
Questa è di facile immaginazione.
Reti di Hacker più o meno sudici, vìolano i
server delle reti interbancarie, scovano i conto titoli delle banche, e
trasferiscono i suddetti titoli su una serie di conti transitori in continuo
rimbalzo tra di loro.
I titoli diventano irrintracciabili a causa dell’effetto
loop generato dall’instradamento e rimbalzo continuo su di un hyperspazio
cybernetico circolare annodato su se stesso.
Questo spazio “ad hoc” è noto nell’ambiente come
“spazioprovaprendermi”.
A bisogno, o anche random, da questo spazio, emergono
piccole “sbolle” , l’incontrario delle bolle, che fanno pop-uppare qualche
soldo sui conti di qualche entità etica.
Vabbè, fino a qua tutto fila.
Ma la chirurgicità ?
In questo caso è una chirurgicità spaziale.
I conti violati sono solo quelli off-shore.
Synvoluzione
della tracciabilità
Questa è garantita da appositi apparati di localizzazione a
radiofrequenza, come RFID , innestati anni prima nelle
banconote. Sono antenne molto piccole.
Ogni volta che un soggetto è attaccato al wi-fi con un
qualsiasi dispositivo, il nano chip RFID intercetta il segnale dalle banconote
e lo invia alla centrale di compensazione, molto simile a quella Cybratto,
permettendo così di tenere il conto esatto delle banconote in tasca al
“monitorato”.
La quantità di banconote e la loro velocità di circolazione
sarà incrociata con i database di
redditi e proprietà.
La chirurgicità sarà garantita dallo speciale algoritmo
“tifaccioicontiintasca”.
Oltre il livello soglia, il soggetto riceverà un sms che
dice “a furia di provarci ti abbiamo preso. Le tue banconote si
autodistruggeranno in 5,4,3,2,1….0 secondi”.
Si sentirà solo un “puff”, a conferma della evanescenza del
sogno monetario del bencapitato.
Egli potrà andare a prelevare altri soldi, ma la procedura
con le relative routines sarà sempre aperta.
Il soggetto sarà proiettato in un incubo dell’eterno ritorno
fino a che, impazzito di paranoia, si farà francescano.
Synvoluzione
elettromagnetica, spin e sincronicità
Questa è la più suggestiva di tutte le synvoluzioni.
Dobbiamo fare una piccola premessa sulla risonanza magnetica funzionale
Funziona molto semplicemente, in fondo.
Dobbiamo però prima
sapere che tutte le particelle hanno un loro Spin
, valle a dire che girano.
Ruotano su se stesse, in varie direzioni.
Questa questione dello Spin è la stessa alla base della sincronicità .
In ogni caso, se però le particelle le sottopongo ad un
campo elettromagnetico, queste si allineano al campo e girano tutte nella stessa
direzione, sincrone per l’appunto.
Potete immaginare l’immagine delle tipiche figure a “onde”
dei campi elettromagnetici: strette ai poli e panciute a metà.
Quando rilascio il campo, le particelle tornano allo stato
originale.
Mentre ci tornano vengono “filmate o fotografate” e danno
diversi colori a seconda della energia che rilasciano o impiegano per tornare
indietro.
Ne derivano le immagini colorate dei cervelli che di solito
conoscete.
Il punto importante è che con un campo elettromagnetico di
diversa intensità e localizzazione, posso andare oltre.
Posso stimolare zone del cervello specifiche.
E posso anche indurre comportamenti.
Questi due sono fatti scientifici, non speculazioni.
Allora, diamo per scontato che possiamo irradiare di onde
elettromagnetiche delle persone.
Magari anche a rotazione, proprio giocando con
l’inclinazione del polo magnetico terrestre e con la rotazione della terra.
E assumiamo, che allineiamo i loro spin ad un campo
elettromagnetico “buono e giusto”.
Ipotizziamo anche che il campo elettromagnetico non venga
spento, almeno non subito, al contrario di quanto si fa nella risonanza.
Gli spin restano allineati.
Possiamo quindi assumere che le persone sono “state
illuminate” ?
Lo sapremmo solo se si comporteranno in maniera buona e
giusta”.
Ma se tutto funziona, immaginateli in “processione
bancaria”.
Tutti allo sportello a fare bonifici per adozioni a distanza
o microcredito.
Tutti ciondolanti, in un mantra di preghiere reiterate :
“voglio l’Iban, voglio l’Iban. Datemi un Iban buono e giusto. Devo fare la
carità, mi scappa la carità”.
In caso contrario, se non succedesse, potremmo forse
aumentare l’intensità di campo, fino anche a farli diventare eremiti o
mendicanti o penitenti permanenti.
Se ci ascoltate, quindi, è meglio che vi sbrighiate.
Il tempo non è lineare, non è sempre uguale.
Fare la stessa cosa in due momenti diversi, ha diverse
conseguenze.
Chi conosce la mappa del tempo sa in quali punti è più
“pesante”.
Oggi siamo in una fase in cui galleggiamo nel niente.
La rotta non cambia.
La gente non sveglia.
Giocare con il passato non si può, e anche con il futuro si
deve “manovrare” piano.
Ma abbiamo dato “una sbirciatina”.
Al perdurare delle ingiustizie è assai probabile che
emergano altri antagonisti di retroazione.
Il ritorno può essere anche violento.
Quindi, se vogliamo anticiparlo, un'altra linea temporale
dobbiamo trovare.
Non vedo nulla cambiare.
Per niente pronta mi appare.
La terra rotonda,
è ancora alla fonda.
Di rami di storia,
non voglio parlare.
Non son qui a potare.
Ma per transumanare.
Vedo solo temporeggiare.
Vedo solo ciarlare.
Rubìnio cappuccio.
Scocca la freccia.
Annienta la feccia.
Apri la breccia.
Rendi il maltolto,
seminando il raccolto.
Del danaro nascosto,
fatti prevosto.
Con solo due bitte,
ormeggi le chiatte.
Son ormeggi binari.
Son uni e son zeri.
La porta del tempo,
sarà come un lampo.
Che tutto d’istante,
il danaro flottante
riversi contante.
E piova per tante.
Nei Sud d’ogni atlante.
Kalimmudda ipsum dixit
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