sabato 22 maggio 2021

2021 05 23 – Humourism vers l’échafaud



2021 05 23 – Humourism vers l’échafaud

Eesciàfò, patibolò Quelli che, umorismo è fastidio.

Quelli che, moriremo di tedio.

Quelli che, tutti giù nel cavedio.

Dell’ascensore per il patibolo.

 

Eh, già, vai a far ridere.

C’è il virus.

L’unico umorismo catartico è quello macabro, nero, inglès, gallouès.

Un tizio rantola respiri a briciola.“Ma le fa male?”.“Solo se fiato”.

E’ un particolare tipo di umorismo che sorge da situazioni di stress, momenti traumatici o di grave pericolo durante la vita.

Appare spesso in circostanze in cui la morte è percepita come imminente e inevitabile.

Non come quello del Kalimmudda, che è una roba tra se e se, ma fuori di sé, che se la canta e se la conta ridendosi umorista al solo ritmo dei pensieri, constatatala, la ridicola natura della condizione umana. 

Ridicola, insignificante, di poca importanza, di scarsa entità, esigua, meschina.

Il ritmo.

E’ importante.

Anche per l’umorismo.

Deve essere questione da neuroscensati.

Sinfonia da metronomìa della pompa neuronale.

Pulsazione frenìaca ti risveglia idilliaca.

Tà, tà. Tò, tò, Oh, oh. Ah, ah. Ah, ah

Così mi sono documentato un pochino e ho scoperto che non c’è niente da ridere.

L’umorismo è roba serissima, per lo meno per chi non ne ha.

Tonnellate di letteratura, e pure tanta spazzatura, per distinguerne natura, che alla fine resta oscura, ma non sembri più sventura.

Mi sa che ci devo mettere anche la rimica tra le cose che fanno ridere.

Io mi ricordavo solo Pirandello. E Calvino, valà. Con un briciolo di Quenau. Cià.

Comunque, come al solito quando si parla di parole buone per Ondivaga Diurna Congrega : Treccani.

Umorismo è la facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso, con umana partecipazione, comprensione e simpatia e non per solo divertimento e piacere intellettuale o per aspro risentimento morale, che sono i caratteri specifici, rispettivamente, della comicità, dell’arguzia e della satira.

Insomma, l’umorismo perenne è parente dell’irrefrenabile ilarità del Kalimmudda.

La vita è uno scherzo di fiume, piena di nonsensi, controsensi, doppisensi, il cui saper cogliere con sguardi di bambino rapace, stampa sorrisi a raffica come quelle cheappose faccine di quelle del pc.

Quantunquemente, l’ismo viene da umore, òmore, sostanza liquida, acquosa, fluida.

E per derivazione, quel particolare modo di cogliere il lato ridicolo, comico o anche soltanto divertente o assurdo della realtà e delle cose e di rilevarlo.

Il derivato tra fluido e comico è negli “umori” della medicina antica, che se cattivi o buoni erano responsabili dello stato d’animo.

Poi arriva quel gran genio sigismondo e ti scopre che l'Io rifiuta di essere afflitto dai traumi e si mostra che tali traumi non sono altro che occasioni per procurarsi piacere.

La resilienza della demenza, in pratica

E allora, sorbita la sofiopippa quotidiana, qualche chicca.

Tommaso Moro, condannato a morte salendo sul patibolo: La prego, Tenente, mi aiuti a salire. Per discendere, me la sbroglierò da solo.

Oscar Wilde  povero e malato: La mia carta da parati e io siamo impegnati in un duello mortale. O l'uno o l'altra dovrà andarsene .

L’assassino French, prima dalla sua morte sulla sedia elettrica: che ve ne pare di questo come titolo di testa sul giornale domani? "French fries".

San Lorenzo  condannato a bruciare su una graticola, disse al carnefice, dopo un certo tempo che il supplizio procedeva: questa parte è cotta, volta e mangia.

Stephen King: un uomo sta per essere giustiziato, il capo della squadra che lo deve fucilare gli offre una sigaretta. Lui risponde: no grazie, sto provando a smettere.

Amore e guerra di Woody Allen. Boris, mentre seppellisce caduti al fronte, incontra il fantasma di un suo conoscente.

“Sei vivo?

Sono morto.

Guarda che buco in testa.

Oh..e. ti duole?

Solo quando penso”.

E così chiudiamo il cerchio.

Alla fine, dunque, cogliere l’attimo del ridere e del sorridere è la cura per l’allegria perenne.

Ci vuole quel dono del senso del ridicolo.

E se funziona sul patibolo.

Sentite qua quanto ridicolo d’allegria che ci mette Dewey Dispetto.

Un po’ di cazzimma, anche quella fa umore.

Titolo e autore non ce li metto.

Dovete pazientare.

Col sorriso.

Ma proprio fino alla fine.

Qui taquine adòre.

  

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