Eesciàfò, patibolò Quelli che, umorismo è fastidio.
Quelli
che, moriremo di tedio.
Quelli
che, tutti giù nel cavedio.
Dell’ascensore
per il patibolo.
Eh, già, vai a far ridere.
C’è
il virus.
L’unico
umorismo catartico è quello macabro, nero, inglès, gallouès.
Un
tizio rantola respiri a briciola.“Ma le fa male?”.“Solo se fiato”.
E’
un particolare tipo di umorismo che sorge da situazioni di stress, momenti
traumatici o di grave pericolo durante la vita.
Appare
spesso in circostanze in cui la morte è percepita come imminente e inevitabile.
Non come quello del Kalimmudda, che è una roba tra se e se, ma fuori di sé, che se la canta e se la conta ridendosi umorista al solo ritmo dei pensieri, constatatala, la ridicola natura della condizione umana.
Ridicola, insignificante, di poca importanza, di scarsa entità, esigua, meschina.
Il
ritmo.
E’
importante.
Anche
per l’umorismo.
Deve
essere questione da neuroscensati.
Sinfonia
da metronomìa della pompa neuronale.
Pulsazione
frenìaca ti risveglia idilliaca.
Tà,
tà. Tò, tò, Oh, oh. Ah, ah. Ah, ah
Così
mi sono documentato un pochino e ho scoperto che non c’è niente da ridere.
L’umorismo
è roba serissima, per lo meno per chi non ne ha.
Tonnellate
di letteratura, e pure tanta spazzatura, per distinguerne natura, che alla fine
resta oscura, ma non sembri più sventura.
Mi
sa che ci devo mettere anche la rimica tra le cose che fanno ridere.
Io
mi ricordavo solo Pirandello. E Calvino, valà. Con un briciolo di Quenau. Cià.
Comunque,
come al solito quando si parla di parole buone per Ondivaga Diurna Congrega : Treccani.
Umorismo
è la facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e
rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della
realtà che possono suscitare il riso e il sorriso, con umana partecipazione,
comprensione e simpatia e non per solo divertimento e piacere intellettuale o
per aspro risentimento morale, che sono i caratteri specifici, rispettivamente,
della comicità, dell’arguzia e della satira.
Insomma,
l’umorismo perenne è parente dell’irrefrenabile ilarità del
Kalimmudda.
La
vita è uno scherzo di fiume, piena di nonsensi, controsensi, doppisensi, il cui
saper cogliere con sguardi di bambino rapace, stampa sorrisi a raffica come quelle
cheappose faccine di quelle del pc.
Quantunquemente,
l’ismo viene da umore, òmore, sostanza liquida, acquosa, fluida.
E
per derivazione, quel particolare modo di cogliere il lato ridicolo, comico o
anche soltanto divertente o assurdo della realtà e delle cose e di rilevarlo.
Il
derivato tra fluido e comico è negli “umori” della medicina antica, che se
cattivi o buoni erano responsabili dello stato d’animo.
Poi
arriva quel gran genio sigismondo e ti scopre che l'Io rifiuta di essere
afflitto dai traumi e si mostra che tali traumi non sono altro che occasioni
per procurarsi piacere.
La
resilienza della demenza, in pratica
E
allora, sorbita la sofiopippa quotidiana, qualche chicca.
Tommaso Moro, condannato a morte salendo sul patibolo:
La prego, Tenente, mi aiuti a salire. Per discendere, me la sbroglierò da solo.
Oscar Wilde povero e malato: La mia carta da
parati e io siamo impegnati in un duello mortale. O l'uno o l'altra dovrà
andarsene .
L’assassino French, prima dalla sua
morte sulla sedia elettrica: che ve ne pare di questo come titolo di testa sul
giornale domani? "French fries".
San Lorenzo condannato a bruciare su una
graticola, disse al carnefice, dopo un certo tempo che il supplizio procedeva: questa
parte è cotta, volta e mangia.
Stephen King: un uomo sta per essere giustiziato, il
capo della squadra che lo deve fucilare gli offre una sigaretta. Lui risponde: no grazie, sto provando
a smettere.
Amore e guerra di Woody Allen. Boris, mentre seppellisce caduti al
fronte, incontra il fantasma di un suo conoscente.
“Sei vivo?
Sono morto.
Guarda che buco in testa.
Oh..e. ti duole?
Solo quando penso”.
E così chiudiamo il cerchio.
Alla fine, dunque, cogliere l’attimo del
ridere e del sorridere è la cura per l’allegria perenne.
Ci vuole quel dono del senso del
ridicolo.
E se funziona sul patibolo.
Sentite qua quanto ridicolo d’allegria
che ci mette Dewey Dispetto.
Un po’ di cazzimma, anche quella fa
umore.
Titolo e autore non ce li metto.
Dovete pazientare.
Col sorriso.
Ma proprio fino alla fine.
Qui taquine adòre.
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