domenica 26 novembre 2023

2023 11 26 – Fànkokkole

 2023 11 0 – Fànkokkole


Per www.parolebuone.org su www.shareradio.it . Coccola

Qui con le kappa.

E’ curioso quali significati possa avere una parola.

E come possano essere opposti.

Si parta pure con i frutti del ginepro, e va bene.

Per archiviare subito la questione botanica, coccola deriva dal latino coccum che a sua volta deriva dal greco kokkos.

Sempre di chicco o di grano si tratta.

Tenerezza di cocchi giovani virgulti che ci danno semi fatti frutti da mangiare.

A prima vista coccola evoca il derivato del verbo coccolare.

Si intende carezza, gesto di tenerezza e di affettuosità.

Specialmente al plurale tutti sappiamo dire che si fanno le coccole.

E tutti le vorremmo, queste coccole.

Nella nostra civiltà sono come una sorta di diritto acquisito.

Di cui spesso una gran parte viene a torto privata.

Niente coccole, vita grama.

Ma la parola ha un che di vezzeggiativo che trovo anche fastidioso.

Così mi addentro nei meandri treccani e trovo che coccola diventa anche opposto.

Nessuna tenerezza, nessun vezzeggiativo.

Mi ci riconosco già di più.

Coccola vuol dire bussa o percossa.

Che poi diventa il notorio coccolone di tanti stecchiti accidenti lanciati.

Che ti venga un coccolone, o una coccola, si impreca.

Augurando un colpo d’apoplessia fulminante.

Così rifletto sul fatto che io le coccole le riservo al cane.

Son bisogni da esseri più primordiali che umani.

E se salite la scala dei bisogni in cima non trovate rassicuranti carezze d’amore.

Quanto la più elevata necessità psicologica della autorealizzazione, motivazione di crescita o ancora più lirica necessità di essere.

Si raggiunge solo se i gradini precedenti sono scalati, anche con tante rassicuranti carezze.

Purtroppo io non sono stato educato così.

L’imprinting primigenio non era alla carezza di tenerezza, quanto ad un senso del potere intriso di dovere.

Mio padre per i miei dieci anni non mi regalò la coccolante bicicletta.

Ma una carabina smontabile calibro 22.

Voleva che sparassi alle lucertole.

Dovevo imparare cosa volesse dire togliere la vita ad un essere vivente.

Per vari aspetti mi evoca una sorta di educazione siberiana.

Ma forse più napoletana, per precisione più casertana.

Io le lucertole le avrei ricoperte di coccole.

E non capivo perché dovevo ammazzarle.

Così finalmente mio padre ci convinse che non ero buono, e mi portò a sparare ai tronchi nel bosco.

La prima volta con un fucile a pompa stile polizia americana il rinculo mi sbattete indietro contro un albero.

Mio padre mi fece una coccola alla sua maniera dicendomi che non ero buono neanche per quello.

E quindi che volete che vi dica.

Io non credo al potere delle coccole.

Credo piuttosto che il loro bisogno sia sintomo di decadenza dell’impero di cultura occidentale.

Non ce lo vedo Attila a coccolare la fine dell’impero romano.

Anche se la civiltà delle coccole potrebbe essere una bella parte di quella civiltà dell’intelletto.

Quella che oramai dovreste conoscere.

E quindi per concludere, quando io mi voglio coccolare per soddisfare un gradino della scala dei bisogni, ecco cosa faccio.

Ascolto funkokkole.

Che funzionano pure meglio.

Eh, lo so sono un po’ strano.

Piuttosto freak.

And so.

Freak out.

Con alla batteria tanto di master Hakim.

E una dream band.

A Montreux.

Dove non entri se non sei kokkolante.

O meglio.

Funkokkolante.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Freak out!

 

 

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