2024 03 05 – Il memorabile giorno che al Kalimmudda saltò il nervo
E
il Kalimmudda
equilibrava e rideva.
Erano
anni che rideva, e che scherzava giorno e sera.
Come
aveva imparato dalla vita da mera a spera.
Riduceva
in tale guisa il potenziale di importanza.
Sia
del sé che delle adunanze.
Finchè
un giorno Kalimmudda si stufò e si alzo in volo senza sapere come, perchè non
aveva di certo delle ali da aquila, e senza sapere che era per merito della
forza dell’amore del suo centro di gravità per la mente, si proiettò nel suo
rotore semantico.
E
a tutti gli astanti che lo imploravano di rivelare il grande segreto disse
solo: “io non servo più, l’io non serve più”.
E
sorrise come sempre mentre scoppiò a ridere.
Fu
allora che un gurone coglione, un po’ guru un poco santone tutto pieno si
saccenza e di presunta conoscenza malamente scimmiottata eppure seguita e diffusa, gli chiese :
ma
perche’ ridi sempre?
Cosa
e’ che tu sai che noi no?
Cosa
e’ la vita secondo te?
Sei
davvero matto?
Kalimmudda
panpregò, nel dubbio plurale.
E
rispose pure.
La
vita e’ uno scherzo di fiume.
Il
gurone lo guardò interdetto e gli disse: “ma come tutto qua il tuo segreto
della canoscenza. La vita e’ uno scherzo? E di fiume?”
Kalimmudda
lo guardò, sogghignò e disse: “perche’, non e’ uno scherzo?”
Il
patatrac ormai era fatto.
Al
kalimmudda saltò il nervo.
Si
era stufato della libertà di essere servo.
Con
un trucco di parabola subdola promise a tutti una nuova iperbole.
E
i polli si ammassarono come piccioni sui chicchi di grano.
Giunti
a tiro Kalimudda sguainò da sotto le ali due Uzini .
Io
saprò pure che non mi fate volare.
Mapperò
posso sempre sparare.
La prima a cadere fu la ragioniera
che veniva da sottomonti che rivoleva la sua borsa.
Ci
teneva ingannevole tutti gli insegnamenti ricevuti amorevolmente dal Mudda
negli anni
Rea
di stigmi e calunnie dissimulate pensate dietro modo e sorriso falso cortese.
Ma
gli uzini son piccoli gioiellini.
Una
volta partiti fu circolare strage nel cerchio.
Finchè
non arrostirono un paio di pollai.
Il
Kalimmudda si allontanò a dorso di mucca
vallese regina.
E
dopo qualche passo si fermò e si girò.
Imparate
la lezione e non provate a seguirmi.
O
vi taglio le ali, le zampe ed il becco.
A
tutti voi criceti conigli farlocchi pezzenti furfanti.
Gli
sembrò sufficiente ammonimento, seppur forse un po’ aggressivo, e riprese i
suoi passi.
Ma
poi si fermò nuovamente.
Per
aggiungere chiosa, che è chiosa e non chiusa, ignoranti.
E
ne freddò uno a caso.
Li
guardò uno ad uno e disse al vento delle scie
delle parole.
E
vi brucio anche la casa.
Ehm,
volevo dire il pollaio.
E’
un racconto di fantasia, mica ci sono case o personaggi.
Con nella chiosa uno splatter di sangue degno delle migliori sugose rosse cozze tarantinee.
Spietate.
Kalimmudda
ipsum fecit
E
gli spietati
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