sabato 30 marzo 2024

2024 04 01 – Liberte’, si vabbe’

2024 04 01 – Liberte’, si vabbe’


Si lo so che la metafora e’ obsoleta.

Tutti a pedalare nella ruota.

Ma pochi sanno come continua.

A meno che non l’abbiano vissuta.

Che poi questa forse non e’ nemmeno una metafora.

Come sia sia, dato che e’ Pasqua più che un uovo con il buco vi regalo una storia pedagogica.

Io per la reclusione provo una forte repulsione.

Forse perche' in una gabbia semi carceraria ci sono finito pure io.

O forse perche’ mi girano le balle e basta.

Quando ero piccolo mio padre si presentò con per regalo una gabbia di scoiattoli di quelli striati.

Vai a sapere di quale esotica geoetnia.

Sta di fatto che io fui addetto alla loro cura.

Svuotare merda e riempire di semi.

Mi guardavano sempre lanciandomi occhiate di tristi squittii.

Secondo me per la libertà perduta dentro al cielo a strisce.

Fino a che non ne potei più e di nascosto lasciai aperta la porticina.

Li feci uscire inventando mille scuse e bugie.

In nome della loro retrouve’ liberte’, e un paio di altre condizioni favorevoli, si riprodussero letteralmente a fottere.

E riempirono di prole giapponese il fecondo bosco di ghiandosi temperati lecceti lucani.

Anni dopo mia figlia volle un altro roditore.

Un criceto sempre in gabbia.

Io non so se per mia incuria o dissimulata inconscia pena, il criceto uscì dalla gabbia messa sulla libreria.

E cadde a terra a quattro zampe spiattellate.

Libera.

Ferma immobile col cuore impazzito e il respiro da mantice, osservava l’orizzonte senza strisce.

Inchiodata, pietrificata, agghiacciata, ma libera per me.

Vabbe’ ma che cosa e’ questa liberte’.

E soprattutto  cicinammafe’.

Perche’ io la spinsi, la buffettai, la smossi un po’.

Ma lei niente.

Questa sua libertà pareva proprio una mia volontà.

Senza alcuna sua conferma.

Ci pensai e ripensai fino a che la rimisi in gabbia.

Lei felice corse ai semi e saltata sulla ruota iniziò a girare raggiante.

Liberte’ e si vabbe’.

La criceta si era trovata nello stato di primo dei numeri primi, dispari senza pari e senza amici.

Né fratelli di pelliccia e lontana dalla ciccia.

Bella la libertà.

Ma se hai almeno da mangiare.

E un compagno per chiacchierare.

Sotto un tetto a ripararti.

Altrimenti appartiene a quella categoria del per pochi.

Vuota di senso per chi non e’ quei pochi.

Eppure lo sapevamo da secoli.

Insomma cicinammafe’ sans egalite’e fraternite’.

Che si tirano dietro un tetto sulla testa ed un piatto di minestra ciascheduno.

Sai che ti dico caro amico, più che a stare solo alla deriva ecco cosa faccio.

Torno in gabbia a fare la compagna.

A tenerti compagnia per quel piatto di minestra di sementi.

E un girello di consumi da acquistare alle feste comandate.

Tanto compri e paghi tu.

Mentre corro per i tuoi diletti.

Con in cambio quei semetti.

Nell’età degli intelletti.

Che pare proprio piena di difetti.

Pur se densa d’animi dai propositi perfetti.

Confetti.

 

Kalimmudda ipsum dixit

Liberi liberi ma da che cosa

 

Piramidi di bisogni e scale di libertà



 

  

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