2024 03 08– Una festa del genere
Una
festa del genere che la paghi quello alfa.
Lo
ripeto e lo riammetto.
Sono
del genere ignorante.
Consapevole,
però.
E
perciò mi documento un po’.
Prima
di fare come tanti di altro genere e di scrivere minchiate rivendute da figate.
Cosa
penso l’ho già detto.
Quando
ho parlato di un manipolo di donne.
Delle
donne dei miei nervi.
Io
lo dicevo che sono più toste dei maschiucci.
Mi
è venuta pure fortuna.
E
non solo per la rima latente.
E’
che la figlia mi è uscita femmina.
Speriamo
sempre che sia femmina.
Fino
a che non sia sancito che non esiste parità di genere che tenga.
Le
femmine sono meglio.
Ma
rassegnatevi voi alfetti, vi riservo la conclusione
Intanto
un poco di didattica.
Non
si chiama giornata della donna, ma Giornata internazionale dei diritti
della donna.
E
già sono scie di parole.
Scie
di parole di altro spessore.
La
giornata, sottolinea l'importanza della lotta per i diritti delle donne, in
particolare per la loro emancipazione, ricordando le conquiste sociali,
economiche, politiche e portando l'attenzione su questioni come l'uguaglianza
di genere, i diritti riproduttivi, le discriminazioni e le violenze contro le
donne.
Spesso,
nell'accezione comune, nella stampa e in campo pubblicitario viene erroneamente
definita come Festa della donna ma è corretto definirla Giornata internazionale
dei diritti della donna, poiché la motivazione alla base della ricorrenza non è
una festività, ma la riflessione.
Ci
sono voluti millenni di dolori.
Da
soprusi per i roghi fino alla corda.
Di
evoluzione di coscienza.
E
ancora pensate sia stata una festa.
Qua
c’è puzzo di maschiuccio.
Come
credo che sia lontano il sogno Onu.
Che
invita a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità
di genere entro il 2030.
E’
tra 6 anni, se non lo vedo non ci credo.
Magari
una o due, ma non è che sarà solo qualche donna sola al comando?
Colgo
l’occasione per un appello, allo screening cretinologico.
A
quel genere tutto intero chiedo un gesto sincero.
Quando
volete riprodurvi, fate il test cretinologico.
E
se viene fuori un pirla, pur nel diritto all’aborto e nel rispetto della vita,
secondo coscienza di genere educatelo a proposito.
Non
studiatelo al potere o da ministro, meglio farlo giardiniere o nobile muratore.
Questo
postino è di storia seria.
E
io sono solo un vecchio ciula.
Tanta
gente studia e lotta.
E
io sono stato solo noioso.
E
vabbè, si vede che sono maschiuccio un poco ciuccio.
Ma
mi salvo con la fine e con la solita chiosa ad effetto.
Quando
ero giovane io pensavo assolutista.
Niente
festa ne celebrazione.
Mi
sembrava un non dare la parità già per scontata.
Era
un dato di fatto, per me.
Una
evidenza.
Non
va mica celebrata.
Casomai
testimoniata.
Oggi
invece penso al dolore e alla sofferenza millenaria, e se non chiamarla festa
perlomeno celebriamo.
Si
vabbè.
Allora
sarà la festa dei fioristi.
Con
tutte ‘ste mimose.
Ah,
no.
Questa
la so.
Sono
per la festa delle fioriste donne.
Tanto
paga quello in Alfa.
Maschiaccio
libidinoso coglione.
All’autosalone,
come cantava Rino.
Kalimmudda
ipsum dixit
Ndr.
Grazie
alle autrici della vignetta!
Unica
nel genere.
E
regalate pure un postino, nel senso di post piccino, non solo un libro.
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